Il segno di Giona

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

21 luglio 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 12,38-42 (Lezionario di Bose)

In quel tempo 38alcuni scribi e farisei dissero a Gesù: «Maestro, da te vogliamo vedere un segno». 39Ed egli rispose loro: «Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. 40Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. 41Nel giorno del giudizio, quelli di Ninive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona! 42Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro questa generazione e la condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone!


L’annuncio di Gesù sull’imminenza del Regno dei Cieli, accompagnato da segni di guarigione, incontrava forti resistenze nella generazione in cui visse. In particolare, i responsabili religiosi del popolo — scribi, farisei e sadducei — lo osteggiavano apertamente e lo rifiutavano. Per questo motivo, troviamo in Gesù anche parole dure di giudizio, come quando rimprovera quella generazione, definendola “perversa e malvagia” (v. 39).

I suoi oppositori, che si consideravano “figli di Abramo”, erano rigidamente attaccati alla lettera della legge e alle loro consuetudini, che chiamavano “tradizione dei padri”. L’insegnamento di Gesù e il suo invito alla conversione restavano per loro incomprensibili, non per mancanza di intelligenza, ma per assenza di fede. Erano ciechi, incapaci di cogliere che la trasmissione viva della fede passa sempre attraverso momenti di rottura e di novità.

La vera tradizione, infatti, si realizza quando la fede viene annunciata e accolta da ogni generazione con il linguaggio e la modalità ad essa consoni. L’annuncio della Parola di Dio richiede questa consapevole flessibilità. Gesù lo sapeva bene, e da Risorto, quando invia i discepoli in tutto il mondo a proclamare l’evangelo, dice loro che dovranno parlare lingue e linguaggi nuovi. 

È segno del buon missionario essere capaci di adattarsi creativamente ai modi di comunicare delle persone, delle culture e delle epoche. È una capacità che innanzitutto opera in sinergia con lo Spirito Santo. L’evangelizzazione, infatti, è opera dello Spirito Santo, non dell’uomo. Lo dimostra l’evento della Pentecoste, che si rinnova ogni volta che qualcuno accoglie l’evangelo e aderisce al Signore con fede. Il nodo cruciale, quindi, è l’accoglienza dello Spirito Santo: dono di Dio che parla e agisce per la salvezza in modi sempre vivi e nuovi.

Senza la docilità allo Spirito vivente di Dio, l’opera del Signore non va avanti. Anzi, la fede e la tradizione rischiano di corrompersi e trasformarsi in ideologia. La vita secondo il Vangelo si svuota della sua linfa vitale — la fiducia in Dio — e si riduce a un’esistenza regolata dalla legge del “si è sempre fatto così” e la preghiera diventa un semplice rituale. Dio non è più percepito come il Buon Pastore che guida e cammina con il suo gregge.

Succede allora che una generazione pretende un segno, qualcosa di tangibile che dimostri la presenza di Dio. Ma la risposta di Gesù è chiara: “Non sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona” (v. 39; 16,4). Il segno di Giona è il segno della Pasqua del Signore. Come Giona fu liberato dopo tre giorni dal ventre del pesce, così Cristo fu liberato dalla morte dopo tre giorni. Questo segno, che rimanda alla croce, è anche un giudizio su “questa generazione”. 

Mentre i niniviti accolsero la predicazione di Giona e si convertirono, “questa generazione” rifiuta Gesù. Il segno di Giona, come uno specchio, riflette la malafede che porta Gesù alla croce. E la croce è giudizio di questa malafede e insieme anche luogo di redenzione. Ai suoi piedi, ogni generazione può accogliere il dono dello Spirito, fonte della vita nuova, rigenerata nel perdono e nella conversione.

sorella Alice