Se vuoi avere la vita
11 luglio 2025
Lc 18,18-30
In quel tempo 18un notabile interrogò Gesù: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». 19Gesù gli rispose: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. 20Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre». 21Costui disse: «Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza». 22Udito ciò, Gesù gli disse: «Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; e vieni! Seguimi!». 23Ma quello, udite queste parole, divenne assai triste perché era molto ricco.
24Quando Gesù lo vide così triste, disse: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio. 25È più facile infatti per un cammello passare per la cruna di un ago, che per un ricco entrare nel regno di Dio!». 26Quelli che ascoltavano dissero: «E chi può essere salvato?». 27Rispose: «Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio».
28Pietro allora disse: «Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito». 29Ed egli rispose: «In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, 30che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà».
Oggi facciamo memoria di Benedetto da Norcia, monaco e padre dei monaci il cui lascito – la Regola da lui scritta – ha profondamente segnato tutta l’organizzazione della vita monastica occidentale. La Regola di Benedetto si presenta come un insegnamento per indicare la via a chi è animato da una ricerca precisa e da un desiderio. Il prologo della Regola indica che questo desiderio è la risposta a un’iniziativa del Signore stesso:
«Quando il Signore cerca il suo operaio tra la folla, insiste dicendo: “Chi è l'uomo che vuole la vita e arde dal desiderio di vedere giorni felici?”. Se a queste parole tu risponderai: “Io!”, Dio replicherà: “Se vuoi avere la vita, quella vera ed eterna, guarda la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontanati dall'iniquità, opera il bene, cerca la pace e seguila”. Se agirete così rivolgerò i miei occhi verso di voi e le mie orecchie ascolteranno le vostre preghiere, anzi, prima ancora che mi invochiate vi dirò: “Ecco sono qui!”. Fratelli carissimi, che può esserci di più dolce per noi di questa voce del Signore che ci chiama?».
L’insistenza con cui il Signore cerca persone che rispondano al suo appello per eseguire un compito – essere suo “operaio” - si incontra con la ricerca e il desiderio di chi ascolta “questa voce che chiama”. Nella vita monastica secondo Benedetto, il tema dell’obbedienza a Dio si intreccia con quello del desiderio profondo di chi abbraccia questo stile di vita.
Il brano del vangelo odierno si apre con la domanda: “Cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?” che un notabile, un capo, rivolge a Gesù. L’interrogativo: “cosa devo fare” può presentare un aspetto di ambiguità: la stessa domanda è stata posta in Lc 10,25 da un dottore della Legge per “tentare”, cioè mettere alla prova Gesù. Nei profeti leggiamo: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6,8). Anche Gesù rimanda all’insegnamento che Dio ha già consegnato al suo popolo: nei comandamenti sono già indicate le esigenze richieste per percorrere una via di vita. L’essenziale per la giustizia è già stato consegnato. Tuttavia, ciascuno è abitato da desideri e aspirazioni diverse che, non contravvenendo al rispetto della giustizia, delineano un orizzonte di comunione e di gioia segnato da tratti personali, secondo la chiamata che ciascuno ha ricevuto. Qui si inserisce anche la possibilità di una scelta particolare (“lasciare tutto”) per seguire un desiderio.
La risposta di Gesù all’affermazione del notabile: “Tutte queste cose le ho osservate fin dalla giovinezza” contiene una annotazione assente negli altri sinottici: “Vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri .. e vieni! Seguimi!”. Vendi tutto: nella Regola di Benedetto quando si parla dell’accettazione di nuovi fratelli si precisa: se (il novizio) possiede dei beni materiali, li distribuisca in precedenza ai poveri .. senza riservare per sé la minima proprietà (cap. 58) Forse questa esigenza di rinuncia a tutti i beni posseduti per intraprendere una via particolare di sequela del Signore rende il testo di Luca consonante con la Regola di Benedetto, anche se esso non vi è mai esplicitamente citato. Rinunciare a tutto, perché si cerca qualcosa di preferenziale.
La vita monastica è la risposta a una chiamata personale. La sua permanenza nella Chiesa mi sembra affermare che nella vita spirituale il desiderio è importante e va rispettato. Si abbraccia questa vita se corrisponde a un desiderio personale profondo. Si è costantemente invitati a conoscere il proprio desiderio e a indirizzarlo verso un compimento. Per Benedetto la vita deve essere costantemente animata da una tensione spirituale: “Come c'è un cattivo zelo, pieno di amarezza.. così ce n'è uno buono, che allontana dal peccato e conduce a Dio e alla vita eterna. Ed è proprio in quest'ultimo che i monaci devono esercitarsi con la più ardente carità e cioè: si prevengano l'un l'altro nel rendersi onore....non antepongano assolutamente nulla a Cristo, il quale ci conduca tutti insieme alla vita eterna” (cap. 72)
sorella Raffaela