Parola che rende fratelli e sorelle
18 giugno 2025
Dal Vangelo secondo Luca - Lc 8,19-21 (Lezionario di Bose)
In quel tempo 19andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». 21Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
L’evangelista Luca nel raccontarci questo episodio della vita di Gesù introduce delle differenze che addolciscono la narrazione rispetto alla redazione degli altri due evangelisti: quel “cercare” (cf. Mc 3,32), che ha una connotazione negativa, e quel porre la domanda: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?” (cf. Mc 3,32; Mt 12,48), che porta in sé il dubbio. In Luca la madre e i fratelli raggiungono Gesù per “vederlo” (v. 20): un vedere che è loro reso impossibile dalle tante persone che circondano Gesù. E alla loro, e nostra, ricerca di visione Gesù risponde con un invito all’ascolto. E questa è l’altra bella differenza introdotta da Luca, il rimandare all’ascolto. Ascolto che è al centro di questo capitolo 8 del Vangelo secondo Luca: “Fate attenzione a come ascoltate” (Lc 8,18), perché è da questo ascolto che dipende il frutto che portiamo, la forma che diamo alla nostra vita, alle nostre relazioni. Poco prima Gesù ci ha messo di fronte alla domanda: quale ascolto scegli di offrire al seme-Parola di vita (cf. Lc 8,4-15)?
“Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio” (v. 21), è l’ascolto che precede ogni fare, ogni mettere in pratica la volontà dell’Altro. Dio non ci chiede di “fare” una volontà decisa da lui, che ci è estranea, spesso incomprensibile. Non ci chiede l’assunzione cieca di un volere che scende dall’alto e ci sovrasta, ci piega e annulla ogni nostro desiderio. Questa è un’immagine distorta di un Dio che non è un Dio Padre, che desidera figli e figlie e non schiavi e schiave. Dio ci chiede, nella libertà, di ascoltare la sua parola, che è parola di promessa, di vita.
Gesù oggi, con semplicità, in un momento quasi “insignificante” nel corso della narrazione del suo vangelo, ci rivela una verità che dovremmo incidere nel nostro cuore: il Dio che è Padre guarda agli esseri umani e dona una Parola. A chi, a questa parola offre ascolto e accoglienza, nella libertà e con desiderio di viverla, il Padre propone una vita di relazione, propone la “fraternità” come possibile legame tra tutti gli esseri umani, fraternità che significa “un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace” (papa Francesco, Fratelli tutti 278).
Gesù ci sta aprendo la possibilità di intessere legami, relazioni, nuovi, più forti del legame di sangue perché fondati su un’unica Parola di amore ricevuta da tutti in egual misura. Sta delineando il volto e la forma di una comunità di relazioni fatta di adesione e partecipazione libera e gratuita, senza condizionamenti, senza doveri, una comunità fatta di persone che liberamente hanno dato ascolto a una “voce di silenzio sottile” (1Re 19,12) che ha loro sussurrato una parola di amore, di perdono, di futuro, di comunione. Gesù ogni giorno, grazie all’ascolto della sua Parola, ci apre alla possibilità di un’intimità con lui tale da renderci fratelli e sorelle, con lui e con ogni essere umano.
Compito e responsabilità della chiesa, di ogni comunità cristiana non è forse proprio ricordare a ciascun uomo e donna la chiamata impressa nella nostra stessa umanità: diventare sempre più figli e figlie nel Figlio e, al contempo, sempre più suoi fratelli e sorelle, conformi a colui che si è fatto fratello dell’uomo, attraverso l’ascolto attivo della parola di Dio?
sorella Elisa