Imparare a guardare

immagine satellitare - Foto di USGS su Unsplash
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23 maggio 2025

Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 9,17-41

In quel tempo17dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l'età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l'età: chiedetelo a lui!».
24Allora chiamarono di nuovo l'uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da' gloria a Dio! Noi sappiamo che quest'uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l'ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell'uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
35Gesù seppe che l'avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell'uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
39Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». 40Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». 41Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: «Noi vediamo», il vostro peccato rimane».


Continuiamo oggi la lettura del capitolo 9 di Giovanni iniziata ieri, laddove troviamo l’episodio della guarigione dell’uomo cieco dalla nascita. Questa guarigione è “segno” (Gv 9,16) del passaggio alla fede, del cammino verso il riconoscimento di Gesù quale Messia e Luce del mondo. Il racconto narra di come un uomo che sedeva nelle tenebre fu condotto a vedere la luce, non solo fisicamente ma, soprattutto, spiritualmente. D’altra parte e contemporaneamente a ciò, questo è anche il racconto di come quelli che credevano di vedere (i farisei) dimostrino di essere ciechi nel momento di esporsi alla luce, sprofondando così nelle tenebre: il racconto comincia al v. 1 con un cieco che acquisterà la vista e termina al v. 41 con i farisei che sono diventati spiritualmente ciechi. Per tre volte colui che prima era cieco, e che in realtà sta acquistando progressivamente conoscenza, confessa umilmente la sua ignoranza (cf. vv. 12, 25, 36); per tre volte i farisei, che stanno sprofondando sempre più in un’abissale ignoranza di Gesù, fanno affermazioni presuntuose su ciò che sanno di lui (cf. vv. 16, 24, 29).

Nel testo spiccano le svariate reazioni alla guarigione nelle diverse categorie di persone presenti nella narrazione, suscitando in noi domande intriganti: ma queste persone sanno vedere? Sanno discernere e riconoscere ciò che avviene? L’evento della guarigione di un uomo cieco dalla nascita che cambiamento provoca nel loro sguardo, nel loro vedere il mondo e la realtà? Il ritrovamento della vista da parte di quell’uomo diviene giudizio sulla capacità di vedere o sulla cecità dei tanti altri protagonisti del racconto. L’invito che l’evangelista Giovanni ci rivolge, leggendo e meditando questo testo, è dunque quello di lasciarci provocare da queste domande che ci interrogano sul nostro sguardo… 

Attualizzando, infatti, queste domande si potrebbero riassumere in una sola, fondamentale domanda: come guardiamo l’altro? Tutto parte da uno sguardo del cuore, dagli “occhi del cuore” (Ef 1,18). Ma questo sguardo interiore, invisibile, intimo, si esteriorizza, si fa sguardo corporeo e diviene il nostro concreto e quotidiano guardare gli altri. Qui la qualità dei nostri occhi, luminosi o opachi, accoglienti o giudicanti, trasparenti o intriganti, semplici o doppi, attratti o indifferenti, dice ciò che abita nel nostro cuore. E dice la qualità della nostra persona: “La lampada del corpo è l’occhio, perciò se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso, ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso” (Mt 6,22-23). Sono tante le maniere con cui noi guardiamo, il più delle volte senza cogliere l’altro nella sua qualità profonda, nella sua vocazione, in ciò che gli arde nel cuore, e nella sua sofferenza.

Imparare a credere - ci dice il testo di Giovanni 9 - è anche imparare a guardare e a vedere. È imparare ad abitare il mondo con lo sguardo, a vivere le relazioni attraverso gli sguardi. Lo sguardo dice come noi abitiamo il mondo, dice come viviamo e che cosa cerchiamo nel nostro vivere. Come ci ricorda Riccardo di San Vittore, infatti, Ubi amor, ibi oculus: “Dove è l’amore, là è l’occhio”, là si rivolge il nostro sguardo.

fratel Matteo